SPIAGGIA LIBERA

2010
Stampa digitale da pellicola negativa su carta fine-art, 40×40, 20×20

“Spiaggia libera”, personale/solo exhib, La Fortezza – Galleria d’arte, Gradisca (Go), 2010

“Spiaggia libera”, personale/solo exhib,Triestèfotografia, Caffè Trieste, Ronchi dei Legionari (GO), 2011
“Aquamater”, Villa Mocenigo – Alvisopoli di Fossalta di Portogruaro (Ve), 2011

“Il quando di adesso”, Galleria d’arte di via Diaz, Gorizia, 2011.

In “Spiaggia libera”, il nuovo lavoro fotografico di Valentina Brunello, c’è principalmente, la volontà di raccontare un luogo. Un luogo vissuto e che le appartiene. Un luogo che è, contemporaneamente, un non-luogo, surreale, onirico,
in alcuni momenti magico. A seconda delle stagioni, si propone scarno, privo di ostacoli, quasi vuoto o, al contrario, costellato da numerose presenze, persone che si accalcano sulla spiaggia e in mare, imperterrite nel loro ruolo di
vacanzieri. Un continuo e costante dualismo, anche quando la spiaggia non offre nulla se non sé stessa. Le foto raccontano più di una “condizione personale” che la constatazione della realtà, descrivono sì l’ambiente ma si soffermano con maggior forza sul paesaggio interiore, sulla sensazione che si innesca con la contemplazione del cielo e dal mare, quando si toccano e si fondono, divisi dall’orizzonte che in alcuni momenti sembra scomparire. Un paesaggio, dentro e fuori, in continua trasformazione. Le maree lo mutano ciclicamente. L’acqua si appropria della terra e la restituisce apportando costanti modifiche. E’ in questi momenti che la fotografia di Valentina Brunello riesce a catturare le variazioni del limite tra terra e mare, con le nubi cariche e nere che fanno filtrare un chiarore
anomalo ed inaspettato, e la sabbia bagnata che restituisce paesaggi lunari. Si insinua una strana e sottile sensazione di vuoto e solitudine, di immersione in una dimensione indefinita. La luce, a volte spinta nelle “maree” e nei momenti di “allunaggio”, più chiara e con colori meno saturi nella serie ”ammollo” e “kitesurfing”, modula con sapienza questi scatti pittorici, dove la presenza umana diventa parte integrante dell’insieme, corpuscoli di una galassia terrena, onnipresenti a dispetto del clima e della stagione.  E anche quando non sono visibili, i bagnanti lasciano comunque una traccia della loro presenza, marcano il territorio, lo occupano lasciando un segno da recuperare l’anno successivo. S’incontrano così ammassi di effetti personali impacchettati, piccoli recinti, pezzi di
legno che delimitano una porzione di terreno. Strane architetture e costruzioni improvvisate si stagliano così tra il cielo, il mare, la sabbia, con l’illusione di ritrovarle sempre al loro posto, in questo luogo che è di tutti e di nessuno.   [ Cristina Feresin ]